Il Caffè di Massimo Gramellini
di Lorenzo Rosso, inviato al Festival della Comunicazione di Camogli,
La mattinata di domenica 10 settembre al Festival della Comunicazione di Camogli si è aperta in bellezza con il noto giornalista e scrittore Massimo Gramellini. Conosciuto da tempo per il “Buongiorno” sulla Stampa, da circa otto mesi scrive il corsivo per il “Corriere della Sera” con il nome “Il Caffè”.
Il nome è nato per una semplice faccenda: un tempo, quando si andava al bar, prendere un caffè non voleva dire solamente gustare quella calda bevanda che gli italiani sanno far bene, ma essere aggregati, dibattere di temi importanti. Da qui la mia scelta di prendere “Il caffè” come invito a far riflettere i lettori che tutte le mattine si gustano il giornale.
Massimo, come scegli il caffè?
" Devo confessarti che prima delle cinque di ogni pomeriggio non trovo l’ispirazione. Non tanto perché non abbia dei temi, ma in quanto voglio che il mio corsivo abbia anche qualche connessione con quello che capita nel corso della giornata".
Una difficoltà che incontri durante la scelta?
<<Una grossa difficoltà è per me la scrittura de “Il caffè”, perchè deve far ridere o piangere. Quando critico un certo comportamento di un giovane sempre attaccato al cellulare, ecco che tutta l’intera generazione mi si scaglia contro per dirmi che non tutti sono così. Con questo mi sento di dire che siamo un popolo che si offende molto facilmente>>.
Quali sono i pezzi più letti?
"Ognuno di voi penserà che i pezzi più letti siano quelli politici, invece no. Trovo molti più feedback da parte dei lettori quando affronto temi ordinari, quotidiani. Quando parlo di politica ricevo moltissime mail di critica/complimenti da parte di giornalisti o politici, sintomo che è a tutti gli effetti un’élite".
Come pensi sarà la politica italiana nel futuro?
"Penso che la più vicina campagna elettorale sarà basata sui temi di tasse e immigrazione. Purtroppo nell’immaginario comune se rubo ad una banca sono un delinquente, mentre se evado le tasse sono uno furbo. Peccato che se evado rubo i soldi tuoi. Dobbiamo abituarci più a un’idea di Stato".
Cambiando discorso, come vedi il mondo dei giovani?
" Ogni volta che scrivo “i ragazzi sono sfruttati” mi arriva la lettera del pensionato che paragona la sua gioventù con quella dei ragazzi di oggi, dicendo che non percepiva granché dai primi lavori. Ed è vero! Nella biblioteca di Roma ci sono ragazzi che percepiscono 300 euro al mese. Eppure la biblioteca è una struttura che dovrebbe farsi portavoce dei diritti degli uomini. Non pensiamo più in larga scala. Mia mamma avrebbe sempre voluto il posto fisso al Museo Egizio e non si sarebbe mai immaginata di aprire un’azienda. Ora sta diventando tutto precario".
In ultima battuta, quali aspetti positivi vedi nell’Italia di oggi?
“Indro Montanelli diceva: “vedi un futuro per l’Italia? No, ma per gli italiani sì”. Questa frase vuol significare che in qualsiasi modo noi italiani riusciremo a cavarcela. Vedo nel nostro Paese una voglia sfrenata di credere in un mondo migliore!”