STORIA DELLA CRITTOGRAFIA - PARTE PRIMA
La crittografia (dal greco Kryptos – segreto e graphos – scrittura) è arte e tecnica che serve a rendere nascosto e perciò segreto un messaggio.La crittografia era usata nell’antico Egitto e in India mentre la Cina, unica civiltà antica a servirsi i scrittura ideografica, non ne ha mai vista. In diversi testi indiani sono presenti scritture segrete: nell’Artha Sastra – trattato indiano sugli affari di Stato - si sottolinea l’importanza delle scritture segrete e si trova nei testi indiani la trattazione di forme di trasformazione delle parole basate fondamentalmente su trasposizioni di caratteri. Molti scrittori dell’età classica, quali Omero, hanno fatto riferimento a forme di scritture segrete. Erodoto, nelle sue Histories, descrive espedienti per crittografare messaggi (cfr. Astuzie dello spartano Demarato). Un’antica tecnica crittografica, che restò utilizzata anche nel Medioevo, consisteva nell’uso di un disco con un foro centrale e tanti fori sul bordo, che poteva essere utilizzato facendo passare un filo, a partire dal centro, per tutti i fori corrispondenti (la decifratura si otteneva svolgendo il filo e segnando i caratteri attraversati).
Il cifrario di Cesare prende il nome da Giulio Cesare, che lo utilizzava per proteggere i suoi messaggi segreti. Grazie allo storico Svetonio sappiamo che Cesare utilizzava in genere una chiave di 3 per il cifrario, come nel caso della corrispondenza militare inviata alle truppe comandate da Quinto Tullio Cicerone. Al tempo e non esistevano metodi di crittanalisi in grado di rompere tale codice, per quanto banale. Conosciamo anche altri che usarono questo cifrario al tempo di Cesare: Augusto, suo nipote, lo utilizzava con chiave 1, ma senza ripartire da sinistra in caso di fine dell'alfabeto. Quindi, scriveva B per A, C per B ma AA per X. Una forma di questo cifrario, chiamata ROT13, è ancora usata oggi per offuscare parti di un messaggio in modo da non renderle immediatamente comprensibili. Dal cifrario di Cesare derivano altri strumenti di cifratura come il Cifrario di Vigenere.
La scitala o scitale (in greco antico: σκυτάλη, skytàlē, "bastone") è considerato tradizionalmente un messaggio cifrato e segreto funzionante per trasposizione: il meccanismo di codifica permetteva, nel caso la scitala fosse stata intercettata dal nemico, di mantenere segreto il contenuto del messaggio e, nello stesso tempo, consentiva al ricevente di verificarne l'autenticità, in quanto solo chi era dotato di una bacchetta identica a quella utilizzata dal mittente per preparare la scitala, poteva decifrare e leggere il messaggio.
il disco cifrante di Leon Battista Alberti, effettuava la cifratura attraverso due dischi concentrici, rotanti uno rispetto all'altro, contenenti un alfabeto ordinato per il testo inchiaro (testo da cifrare) e un alfabeto per il testo cifrato (testo risultante). Permette la sostituzione polialfabetica con periodo irregolare.Il rullo di Jefferson era un cifrario composto da 26 dischi di legno che funzionava per trasposizione di lettere. “Affinché il messaggio venisse codificato in modo corretto eranecessario che ad ogni nuova lettera che lo componeva chi cifrasse il testo scegliesse un nuovo rullo sul quale identificare la lettera. Dal momento che tutti i rulli erano fra loro collegati bastava quindi che chi codificasse il messaggio ruotasse i rulli prescelti in modo che le lettere apparissero lungo la stessa colonna e scegliesse un'altra colonna dalla quale ricopiare le lettere. Per decodificare bastava quindi, notare l'ordine dei rulli utilizzati per codificare il messaggio, ruotare gli stessi rulli utilizzati in precedenza in modo che il messaggio cifrato apparisse in una colonna verticale. Il messaggio decodificato appariva perciò in una delle restanti colonne verticali e lo si identificava semplicemente dal fatto che era l'unico messaggio sensato. Affinché il messaggio potesse essere decifrato con successo era però necessario che chi decifrasse il messaggio avesse impostato i rulli con la stessa sequenza di chi aveva cifrato il messaggio. In altre parole per potere decifrare il messaggio bisognava essere in possesso sia del messaggio cifrato che della chiave perdecifrarlo.” (Wikipedia).
L’evoluzione di tali strumenti fu rappresentata dalle macchine a rotori e da macchine cifranti come Enigma, utilizzata dalle forze armate tedesche e attaccata tra gli altri da Alan Turing.
Uno degli scopi per i quali si fa uso di tecniche crittografiche non è però offuscare un messaggio bensì autenticarne la provenienza e asseverare che il messaggio non è stato alterato. Dedicheremo il prossimo articolo a questo tema.
Piero Giuseppe Goletto