
Esiste da qualche anno un uso della crittografia che riguarda potenzialmente tutti e che va sempre più estendendosi. Si tratta della firma digitale.
Prendiamo la definizione dall’Agenzia per l’Italia Digitale (http://www.agid.gov.it):
“Che cos'é la firma digitale"
La firma digitale è il risultato di una procedura informatica – detta validazione – che garantisce l’autenticità e l’integrità di documenti informatici. La firma digitale conferisce al documento informatico le seguenti caratteristiche:
autenticità: la firma digitale garantisce l’identità del sottoscrittore del documento;
integrità: la firma digitale assicura che il documento non sia stato modificato dopo la sottoscrizione;
non ripudio: la firma digitale attribuisce piena validità legale al documento, pertanto il documento non può essere ripudiato dal sottoscrittore;

Come funziona la firma digitale
Per generare una firma digitale è necessario utilizzare una coppia di chiavi digitali asimmetriche attribuite inmaniera univoca ad un soggetto, detto titolare. La chiave privata è conosciuta solo dal titolare ed è usata per generare la firma digitale da apporre al documento. Viceversa, la chiave da rendere pubblica è usata per verificare l’autenticità della firma. Questo metodo è conosciuto come crittografia a doppia chiave e garantisce la piena sicurezza visto che la chiave pubblica non può essere utilizzata per ricostruire la chiave privata.”
Vale la pena di aggiungere che un documento sottoscritto con firma digitale è equiparato alla scrittura privata e perciò “fa piena prova, fino a querela di falso, della provenienza delle dichiarazioni da chi l’ha sottoscritta, se colui contro il quale la scrittura è prodotta ne riconosce la sottoscrizione ovvero se questa è legalmente considerata come riconosciuta. In tal senso, l’utilizzo del dispositivo di firma si presume riconducibile al titolare salvo che questi dia prova contraria.”
Il documento informatico e la firma digitale
La diffusione del documento informatico ha fatto sì che il contenuto e il supporto siano entità distinte. In questo modo le correzioni apportate non sono riconoscibili, sorge pertanto l’esigenza di asseverare che un documento non sia stato alterato. Occorre quindi uno strumento di attestazione, che è la firma digitale. La firma digitale può essere utilizzata su qualunque documento informatico a cui si voglia attribuire valore legale. La funzione di autenticità significa che la firma digitale certifica che chi ha firmato è la persona che risulta come sottoscrittore; la funzione di integrità rende possibile, grazie a un meccanismo matematico, verificare automaticamente se il documento sia stato alterato. Semplificando (ma non troppo) questi due concetti un documento informatico autentico e integro ha pieno valore legale.
La firma digitale si basa su un concetto di crittografia a chiave pubblica. Ciascun utente della firma digitale ha due chiavi, una chiave pubblica, che chiunque può reperire, e una chiave privata che è segreta. Non si può decifrare il testo con la stessa chiave usata per cifrarlo; le due chiavi sono generate con la stessa procedura ma non si può risalire dall’una all’altra. L’archivio delle chiavi pubbliche è gestito attraverso un’infrastruttura di sicurezza basata su meccanismi di certificazione; in proposito è importante avere presente, da subito, che la certificazione digitale è come una carta d’identità informatica che si applica ai siti così come agli utenti. I certificati digitali sono distribuiti da un’agenzia di certificazione. La firma digitale quindi comprova l’identità di chi ha sottoscritto il documento; poiché tale sottoscrizione non è fatta di persona, di fronte a un pubblico ufficiale o ha riscontro in una firma campione (specimen), necessita un sistema di autenticazione integralmente informatico. Qui entra in gioco la crittografia.
La crittografia viene utilizzata non per rendere segreto un messaggio bensì per certificarlo: il mittente utilizza la funzione di cifratura e la sua chiave privata per generare un’impronta digitale univoca, associata al messaggio, grazie alla quale è possibile verificarne la provenienza. Quest’impronta numerica è costruita in modo che nonsia possibile avere la stessa impronta a fronte di messaggi dal contenuto differente e utilizzando una formula matematica che consente di ricavare velocemente l’impronta ma non di risalire al testo originale. Nel caso in cui Alessandra debba trasmettere a Bruno un documento informatico assicurandone l’integrità e l’autenticità, lo cripterà con la propria chiave privata e lo invierà a Bruno che, procuratasi la chiave pubblica di Alessandra da un Ente certificatore delle chiavi pubbliche. L’Ente certificatore attesta che la chiave pubblica di Alessandra è quella che Bruno si è procurato, e viceversa. Cifrando il documento con la chiave pubblica del destinatario, invece, questo risulterà crittografato e pertanto decifrabile soltanto dal destinatario che, a tale scopo, userà la sua chiave privata. Non è finita: l’Ente certificatore può svolgere un’attività importantissima, cioè attribuire una marcatura temporale al documento. L’Ente certificatore funge da arbitro e dopo avere ricevuto l’impronta digitale del documento da marcare vi accoda la data e l’ora in cui lo stesso documento è pervenuto, firmandolo digitalmente. La marcatura firmata dall’arbitro viene ritornata al mittente del documento.
Piero Giuseppe Goletto