Le punture fanno male....ma evitarle é peggio
La maggior parte delle persone considera i vaccini come una delle più straordinarie invenzioni di tutti i tempi nella storia dell'uomo, eppure oggi non mancano frange minoritarie ma crescenti fra la popolazione che mettono in guardia dai rischi sanitari potenzialmente correlati a questo tipo di prevenzione medica, chiedendone a gran voce la sospensione.
C'è del vero in queste affermazioni? I vaccini possono essere pericolosi? Gli scienziati, le case farmaceutiche ed i governi ci stanno nascondendo informazioni importanti? Dovremmo iniziare a preoccuparci?
Fino a poco piú di duecento anni fa nessuno sapeva che cosa fosse la prevenzione medica e che cosa significasse immunizzarsi contro una malattia. I popoli dell'antichità, cosí come la gente comune vissuta nel Medioevo fino alla Rivoluzione Francese, di fronte ad una malattia o ad una delle frequenti epidemie aveva a disposizione un solo rimedio ricorrente: sperare di non essere infettata.
La medicina era ancora una disciplina empirica, a metà fra l'alchimia e la magia. Eppure, nell'Atene del V secolo a. C. sconvolta dalla guerra e dalla peste (o forse vaiolo), i medici già sapevano che una persona malata, se per sua fortuna fosse riuscita a scampare al peggio, non avrebbe piú contratto quella stessa malattia: per capire come ciò potesse accadere sarebbero tuttavia serviti ancora due millenni buoni. La prima vaccinazione della storia si deve ad Edward Jenner, medico inglese dai metodi un po' spicci sebbene efficaci, per i quali oggi sarebbe certo agli arresti o quantomeno rinchiuso in casa di cura: nel 1796 ebbe un'intuizione geniale osservando le contadine che mungevano le mucche e la malattia che da queste ultime veniva loro trasmessa. Si trattava del vaiolo bovino, una forma lieve della ben piú pericolosa variante umana, per secoli estremamente letale. Chi contraeva il vaiolo bovino quasi sempre guariva, e sembrava venire poi risparmiato da quello umano. Jenner intuí la correlazione fra le due malattie e decise di iniettare a più riprese, in un bambino sano di 8 anni, il siero putrescente di una piaga di vaiolo bovino, per osservare gli sviluppi dell'infezione, fino a sperimentare poi direttamente sulla piccola cavia il temibile vaiolo umano. La sua intuizione si rivelò esatta ed il bambino non si ammalò, perché il suo organismo aveva avuto il tempo di sviluppare gli anticorpi necessari a sconfiggere quella malattia. Attraverso una sperimentazione di dubbia eticità Jenner era quindi giunto ad una scoperta di grandissimo valore: in pochi anni le vaccinazioni iniziarono a diventare obbligatorie in molte nazioni, a cominciare dalla Francia per volontà dello stesso Napoleone. Le nuove scoperte della medicina si diffusero ad inizio Ottocento nel Regno Unito ed in Germania, oltrepassando poi l'oceano per sbarcare negli Stati Uniti. In Italia le prime vaccinazioni obbligatorie contro il vaiolo arrivarono piú tardi, per decreto del Presidente Francesco Crispi nel 1888.
La sorpresa generata da quella scoperta fu enorme, ma non poche persone - anche dotte ed illustri - si mostrarono fin dall'inizio scettiche, nutrendo forti dubbi e perplessità. Soprattutto in patria Jenner trovò diversi oppositori alle proprie teorie. La Royal Society, una delle piú importanti autorità britanniche in campo scientifico, non prese in considerazione le sue ricerche: che idea balzana era mai quella di immettere in un organismo sano i corpi estranei responsabili proprio delle peggiori malattie, per poi osservare le reazioni immunitarie e vederlo guarire! Nonostante la fondatezza di quell'intuizione venisse confermata dagli studi successivi di altri scienziati (fra gli altri, a favore del nuovo metodo di profilassi si schierò anche il decano della microbiologia Louis Pasteur, definendolo proprio "vaccino" in onore degli studi di Jenner sul vaiolo bovino), neanche i piú autorevoli interventi riuscirono tuttavia a placare i detrattori. Le opposizioni alle eccessive pretese della scienza scaturivano da convinzioni profonde che attingevano alla sfera privata dell'etica e della religiosità individuale: se è comprensibile un istinto di naturale diffidenza verso una prassi percepita come oscura (ed assai inquietante) da parte dei ceti meno istruiti della società, è comunque significativo rilevare che anche fra le menti piú brillanti (come il filosofo tedesco Immanuel Kant) le dure prese di posizione non mancassero affatto. Era d'altra parte ancora sentimento comune, trasversale alle classi sociali dell'epoca, confidare nella Divina Provvidenza per le tribolazioni piú serie, sicché un'imposizione cosí grandemente invasiva, anche se svolta a fin di bene, era vista da alcuni come una grave limitazione della libertà individuale ed una intollerabile ingerenza da parte dello Stato. Gli oppositori riuscirono ad avere la meglio nel 1863, quando a Londra venne fondata addirittura la «Societas universa contra vaccinum virus», con l'obiettivo dichiarato di far abolire in tutto il Paese ogni puntura non desiderata. La levata di scudi, che nella seconda metà dell'Ottocento andava acquisendo maggior vigore, determinò un calo significativo delle immunizzazioni. Gli intenti erano dunque stati raggiunti: ovviamente, però, aumentarono nuovamente i contagi ed i decessi causati dalle malattie. Era dunque moralmente piú accettabile permettere ai cittadini il libero arbitrio anche sul tema delicato della salute propria e delle persone circostanti, oppure in simili contesti la mano dello Stato avrebbe dovuto imporre scelte obbligate per tutelare il bene comune?
Il progresso non conosce barriere: nonostante le obiezioni la strada era ormai tracciata ed i vaccini non furono abbandonati, ma anzi all'inizio del XX secolo si perfezionarono con nuovi contributi e scoperte, portando a debellare altre gravi malattie come la poliomielite. Oggi sono largamente praticati in tutti i Paesi più avanzati e costituiscono la prima esperienza di profilassi medica per neonati e bambini. Essendo anch'essi farmaci, prima di essere immessi sul mercato sono sottoposti a severi test di laboratorio che ne determinano con accuratezza benefici ed effetti collaterali. Affinché un vaccino sia efficace, cioè aiuti a debellare su larga scala le malattie, è necessario però che venga adottato dalla stragrande maggioranza (almeno il 95%) della popolazione, per impedire che gli agenti patogeni mutino forma e rendano in tal modo inutile la prevenzione. Partendo dal presupposto che in biologia e chimica ogni reazione produce una serie di effetti, una cura viene definita accettabile quando aiuta a migliorare la salute di un paziente senza presentare gravi controindicazioni. Gli effetti positivi devono essere sensibilmente maggiori di quelli negativi: in Italia ci sono enti come l'AIFA (Associazione Italiana del Farmaco) preposti a svolgere attenti e costanti controlli, e non di rado vengono modificati o ritirati dal mercato quei farmaci o trattamenti che alla luce degli studi più recenti possano far sorgere anche il minimo dubbio di pericolosità per la salute, o che espongano i pazienti a rischi ritenuti eccessivi in rapporto ai benefici raggiungibili.
È risaputo che anche alcuni scienziati abbiano ricusato i vaccini ed instillato dubbi sulla loro efficacia: fece scalpore nel 1998 il caso di Andrew Jeremy Wakefield, medico inglese in seguito radiato dalla professione, che teorizzò una correlazione fra l'uso dei vaccini sui bambini e la diffusione dell'autismo. In realtà fu dimostrato che le sue asserzioni erano prive di ogni fondamento scientifico, essendo volte esclusivamente a perorare con false argomentazioni una serie di cause legali fraudolente intentate contro le aziende farmaceutiche. L'autismo è un disturbo neurologico le cui cause sono ancora per molti aspetti sconosciute e di probabile derivazione genetica, ma tutte le ricerche scientifiche svolte finora hanno smentito ogni legame con i vaccini. Tuttavia, una parte dell'opinione pubblica non ha mai smesso di avanzare obiezioni, riacutizzando una ritrosia mai sopita verso l'uso dei vaccini. Anche se siamo giunti nel XXI secolo non capiamo ancora tantissimi fenomeni, e gli scienziati sono i primi a riconoscerlo: eppure sembra intollerabile, nella storia dell'uomo, ammettere una tale debolezza. Fin dagli albori della civiltà spiegare alcuni fenomeni naturali poteva essere molto complicato e per questo entravano in gioco miti e superstizioni che relegavano all'ambito divino tutto ciò che non aveva immediato riscontro con l'esperienza terrena: Deus sive natura.
Le argomentazioni addotte oggi contro l'impiego dei vaccini vertono soprattutto su due fattori: il numero considerato troppo elevato di immunizzazioni richiesto ai bambini in un lasso di tempo breve, che li renderebbe deboli e più vulnerabili proprio alle malattie che i vaccini stessi si prefiggono di combattere, ed il sospetto che dietro a tali prescrizioni si celino enormi interessi economici di governi e case farmaceutiche, probabilmente in combutta fra loro. Una sorta di complotto su scala mondiale talmente gigantesco che è impossibile stabilire chi muova i fili, là dietro. Molte contestazioni, a prima vista legittime ed ammissibili, vengono in realtà smentite con i fatti. L'ambiente in cui viviamo, intriso di microbi, espone i bambini a molti più agenti patogeni di quelli che si assumono ogni anno tramite i vaccini. L'organismo di un bambino è pertanto abituato fin dalla nascita a combattere in ogni momento contro una moltitudine di nemici diversi, senza che neanche ce ne accorgiamo. Ogni vaccino può certamente causare effetti collaterali, che però per i principi sopra esposti sono comunque di lieve entità ed in numero modesto: invece non vaccinarsi significa assumere con certezza rischi molto più grandi dal punto di vista statistico, mettendo inutilmente a repentaglio la propria vita (anzi, quella dei bambini). Non si tratta di opinioni, ma di dati documentabili: nella scienza sono i fatti a stabilire la bontà di una teoria, anche se si trattasse di quella meno condivisibile.
Potremmo però pur sempre trovarci di fronte ad un business stratosferico globalizzato, ordito dalle multinazionali farmaceutiche con l'appoggio non disinteressato dei governi? I dati ufficiali dell'AIFA, resi pubblici e trasparenti, dicono che l'Italia nel 2015 ha speso 318 milioni di euro in vaccini. Una cifra importante, che però appare poco più di una goccia nel mare magnum della spesa farmaceutica totale dello stesso anno, pubblica e privata, pari a quasi 29 miliardi di euro. Significa poco piú dell'1%: ci pare un po' poco, per costruirci sopra un business tarocco di tale portata. Se proprio ombre e complotti ci devono essere, li si cerchi piuttosto in altri comparti della Sanità, considerando che curare un malato è senz'altro ben più remunerativo dell'evitare che una persona si ammali. Ma allora, a che cosa servirebbe oggi screditare i progressi della medicina? Quale utilità avrebbe boicottare farmaci e vaccini? La società negli ultimi due secoli ha via via smussato i preconcetti religiosi con i quali la scienza ha storicamente dovuto fare sempre i conti. Ma oggi su internet si sprecano i siti zeppi di informazioni inattendibili spacciate come se avessero lo stesso valore delle prove scientifiche. I social network, pensati come strumento democratico in cui ognuno può rendere partecipi gli altri della propria opinione, hanno finito per diventare il terreno piú fertile di un'anarchia di ignoranza in cui non possiedono piú alcun valore le competenze e le esperienze pregresse, perché l'autorevolezza di uno scienziato non gode di peso diverso dalle opinioni dell'uomo comune totalmente disinformato che millanta conoscenze mai acquisite: guardatevi bene dai nuovi demagoghi internauti, senza paura di mostrare eccessivo spirito critico. Il web è un mezzo di comunicazione ancora giovane che cattura ingenui e creduloni, in modo ben piú subdolo di quando sessant'anni fa i primi pubblicitari potevano far leva sullo stupore delle persone che restavano ammaliate dal portento della televisione, rapite a tal punto da giurare che qualunque cosa venisse detta e mostrata dalla strana scatola magica non potesse che corrispondere effettivamente alla realtà!
Quelli che oggi si battono contro i vaccini propongono l'uso di metodi naturali alternativi a loro dire dotati di efficacia almeno pari, se non superiore, ai prodotti della medicina ufficiale. Si tratta in gran parte di rimedi erboristici che fanno capo alle cure omeopatiche (peraltro anch'esse molto discusse fra gli scienziati) e ricordano le pratiche popolari tramandate dai consigli dei nonni. Lo slogan per promuoverli è scontato: naturale significa genuino, e qualcosa di genuino fa sicuramente bene, o comunque alla meno peggio non può essere dannoso. Uno potrebbe anche essere tentato in buona fede: ma non vi sono prove scientifiche dell'efficacia di queste cure, seppur studiate in molti esami e sperimentazioni. L'aspetto decisamente piú curioso della faccenda però lo si incontra alla cassa, tirando fuori il borsellino: sorpresa, le cure naturali non costano meno della medicina ufficiale, anzi! Ogni preparato naturale ha spesso bisogno, infatti, di numerosi ingredienti da amalgamare insieme, e reperirli tutti può essere dispendioso. Ma guarda un po': non possediamo alcuna prova che i metodi di cura alternativi siano davvero efficaci, però sappiamo che producono sicuramente l'effetto collaterale di mirare dritti al nostro portafoglio. Ma chi è, allora, a voler condurre il business?
Federico Nardozzi