di Alessandro Giordano
“…Io sono un lavoratore della musica, non sono un artista. Il paese ed il tempo diranno se sono artista. In questo momento sono un lavoratore, un lavoratore che ha la consapevolezza di far parte della classe lavoratrice che lotta per costruire una vita migliore”, dice di sé Victor Jara a un mese circa dal suo assassinio” Victor Jara aveva quarantun’anni quando venne ucciso.
Cresciuto in una famiglia povera, costretta più volte a cambiare città per poter tirare avanti. La scomparsa della madre Amanda nel 1947, lo costrinse a trasferirsi nella capitale Santiago. La madre era una donna forte: lei stessa cantante, insegnò a cantare e a suonare la chitarra anche a Victor, e avrà una grande influenza sul figlio. Oltre alla musica e ai canti, Victor scoprì anche l’amore per il teatro, recitando e dirigendo egli stesso numerose rappresentazioni. Nel 1960 mise in scena come regista La Mandragola di Machiavelli e successivamente si occupò di autori come Bertolt Brecht, Raul Ruiz, Alessandro Sieveking e Peter Weiss. Dal 1961 come direttore artistico lavorò anche in Olanda, Francia, Unione Sovietica, Cecoslovacchia e conobbe la futura moglie, Joan Turner. Nel frattempo, intraprese la carriera politica come militante del Partito Comunista Cileno. Membro della Nueva Cancion Cilena, un movimento culturale e musicale improntato alla riscoperta del folclore popolare, l’11 settembre 1973, giorno del golpe dei generali agli ordini di Pinochet, Victor era all’università. Fu arrestato ed il suo destino fu simile a quello degli altri desaparecidos cileni. Dopo essere stato rapito, venne accompagnato all’interno dello stadio di Santiago del Cile. “…Sei tu Victor Jara, il cantautore marxista, il cantautore di merda?”. Le cronache raccontano che alla domanda seguì un colpo alla spalla dato con il calcio del fucile da parte di un militare. Victor cadde a terra, l’ufficiale continuò a malmenarlo violentemente al petto, alla testa e al volto. A fermare il pestaggio furono gli occhi delle centinaia di detenuti che assistettero alla scena. Spezzarono le mani di Jara e lo derisero chiedendogli di cantare le sue canzoni. Nonostante l’atroce dolore e le violenze subite, Victor intonò si una canzone, quella del Partito di Unità Popolare. Pochi istanti e venne brutalmente ucciso a colpi di pistola, una esecuzione. Era il 15 settembre del 1973. Qualche giorno più tardi il suo corpo venne rinvenuto per strada, segni di tortura su tutto il corpo, raggiunto da oltre quaranta colpi d’arma da fuoco e finito con un colpo alla testa. Jara fu uno degli oltre 3mila oppositori politici e sostenitori del presidente Allende torturati e uccisi tra il 1973 e il 1980. Victor Jara lasciò una cospicua raccolta di canzoni in eredità. Tutte piene d’amore per popolo cileno, ritratto come semplice e gran lavoratore: molte sono attacchi contro le ingiustizie sociali e gli scandali politici. Il processo tenutosi quarantacinque anni dopo la morte Jara, vide sul banco degli imputati, molti carcerieri ormai invecchiati ai quali il Piano Condor americano aveva regalato fino ad allora un’anagrafe ed una vita nuova in barba ad una giustizia politica che in Sudamerica è stata in passato qualcosa di molto prezioso e difficile da recuperare ed oggi parrebbe essere in parte recuperata….Di Jara ricordiamoci queste poche parole….
El derecho de vivir sin miedo en nuestro país
En conciencia y unidad con toda la humanidad
Ningún cañón borrará el surco de la hermandad
El derecho de vivir en paz
Con respeto y libertad (libertad)
Un nuevo pacto social
Dignidad y educación, que no haya desigualdad
La lucha es una explosión que funde todo el clamor
El derecho de vivir en paz
(¡Viva Chile Mierda!)
Es la paz nuestra canción
Es fuego de puro amor
Es palomo palomar, olivo del olivar
Es el canto universal
Cadena que hará triunfar
El derecho de vivir en paz
(La-ra-ra-ra, la-ra-rá)
(La-lá, la-la-ra, ra-rá)
(La-ra-ra-ra, la-ra-rá)
(La-lá, la-la-ra, ra-rá)
Es el canto universal
Cadena que hará triunfar
El derecho de vivir en paz (en paz)
El derecho (el derecho) de vivir en paz (en paz, en paz, en paz)
El derecho de vivir en paz
El derecho de vivir en paz
Il diritto a vivere senza paura nel nostro Paese
In coscienza e unità con tutta l’umanità
Nessun cannone cancellerà il solco della fratellanza
Il diritto a vivere in pace
Con rispetto e libertà (libertà)
Un nuovo patto sociale
Dignità ed educazione, che non c’è disuguaglianza
La lotta è un’esplosione che scioglie tutto il clamore
Il diritto a vivere in pace
(Lunga vita alla merda del Cile!)
La pace è la nostra canzone
È fuoco di puro amore
È colombaia di piccione, olivo dell’oliveto
È il canto universale
Catena che ti farà avere successo
Il diritto a vivere in pace
(La-ra-ra-ra, la-ra-ra)
(La-la, la-la-ra, ra-ra)
(La-ra-ra-ra, la-ra-ra)
(La-la, la-la-ra, ra-ra)
È il canto universale
Catena che ti farà avere successo
Il diritto a vivere in pace (in pace)
Il diritto (il diritto) di vivere in pace (in pace, in pace, in pace)
Il diritto a vivere in pace
Il diritto a vivere in pace
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