Cuneo e la Granda sono ormai da anni abituati a convivere con un isolamento territoriale che non ha mai trovato una soluzione definitiva, vuoi la mancanza di un progetto condiviso, vuoi per le lentezze della macchina burocratica parte attiva in questo contesto di rinvii e blocchi. Sino ad alcuni anni fa i colli di Tenda e della Maddalena, seppur con alterne fortune, legate ai frequenti lavori in corso con interruzioni e semafori per il primo, ed ai capricci atmosferici dovuti all’altitudine valico per il secondo, avevano svolto il loro servizio. Con la chiusura del Tenda tutto si è complicato ed oggi raggiungere la vicina Francia è molto più di una semplice avventura. La prospettive di “chiusura” lavori prorogati “sine die”, non sono di conforto per il futuro dell’intera area con conseguenze di portata importante per interscambi commerciali e turismo.
Del Tenda si è già parlato tanto confrontando ipotesi e progetti. E’ diventato argomento di frequentazione quotidiana delle chiacchierate dei cuneesi, merita allora fare un breve excursus storico sulle alternative che nei decenni sono state proposte, con poca fortuna. Il tunnel de Ciriega ad esempio fu per anni la prima ipotesi. La galleria avrebbe dovuto essere il nuovo collegamento internazionale tra Italia e Francia. Oltre 12 km di strada sotto il massiccio dell’Argentera fino a Saint Martin Vesubie. Si trattava di un tunnel lungo 12 Km, che, partendo dalla località Tetti Noit nel comune di Valdieri e passando sotto il massiccio dell’Argentera, doveva sbucare oltre confine a Saint Martin Vesubie.
Ciriegia, il tunnel
L’Amministrazione Provinciale di Cuneo, nel 1964, aveva costituito una Spa a capitale pubblico, la Si.Tra.Ci, per gestirne la realizzazione. Tra il 1966 e il 1967 vennero scavati 3 Km di quel traforo, che è rimasto così, senza i restanti 9 km, abbandonato, utilizzato di tanto in tanto dai vigili del fuoco per qualche esercitazione. La Si.Tra.Ci è stata cancellata dal registro delle imprese nel lontano 30 dicembre 2010 e quattro anni più tardi, nell’agosto 2014, la Regione ha cassato definitivamente, per problemi di bilancio, Primo cenno di questa che rimane oggi non più che una semplice ipotesi si ha il 22 febbraio 1964, quando, nel contesto di un articolo tratto dal “Monferrato” che trattava il progetto di autostrada Sempione-Genova (l’attuale A26, Voltri-Sempione, aperta per tratti nel periodo 1976-1995), si fa cenno all’adesione da parte della Provincia di Alessandria alla società S.I.TRA.CI., costituita per progettare e realizzare il traforo del monte Ciriegia, zona Valdieri in valle Gesso. Paradossalmente si firmò un accordo italofrancese che prevedeva una spesa di 24 miliardi per un tunnel di 12.380 metri, equamente ripartita. Qualche mese prima, le autorità francesi e italiane si erano riunite all’interno del traforo del Gran San Bernardo, quello si esistente, per annunciare ufficialmente l’inizio dei lavori al Ciriegia che dicevano“ collegherà Nizza a Cuneo. Ed ancora “Il Monferrato” annunciava la prima “volata” di mine a quota 1185, come inizio per lo scavo di un cunicolo d’indagine ampio dieci metri quadrati. La futura strada avrà una carreggiata di 7,50 metri, e due banchine laterali di mezzo metro ciascuna. Ad oggi possiamo ben dire peccato sia naufragato progetto ed aspettative.
Ipotesi autostrada Ceva – Garessio – Albenga
Altra ipotesi è stata l’autostrada Ceva – Garessio – Albenga. L’obiettivo era di creare un sistema stradale in grado di migliorare i collegamenti viari tra Piemonte e Liguria, “caratterizzati da elevata incidentalità e mancanti di fluidità nei trasferimenti (condizione necessaria alla crescita economica)”. Il corridoio individuato correva lungo le valli dei torrenti Neva (Savona) e Tanaro (Cuneo), con origine nei pressi dello svincolo di Albenga sulla A10 Ventimiglia-Savona e termine in prossimità dello svincolo di Ceva sulla A6 Torino-Savona. Il sistema investigato, di completamento della maglia infrastrutturale esistente, ha portato all’individuazione di 3 possibili alternative: l’infrastruttura di progetto è composta da 2 carreggiate separate, dotate ciascuna di due corsie di marcia da 3.75 m e di una corsia di emergenza da 3 m.
La Agc è l’ente gestore. Dall’11 maggio del 1967, data della sua costituzione, ha visto entrare, uscire decine di consiglieri e presidenti, senza che nessuno di loro abbia mai avuto la soddisfazione, in quarantatré anni di vita, di vedere un metro di asfalto realizzato. Gli azionisti? Le province liguri e piemontesi di Savona, Imperia, Cuneo, ma anche i comuni di Torino, Savona, Cuneo, Albenga, Imperia e poi le Camere di Commercio e infine la sfilza di paesi e cittadine che si trovano lungo il percorso, dalle Alpi Marittime alla Riviera di ponente. In più, soci privati in ambito autostradale. E’ di qualche settima fa la richiesta di approfondimento da parte di alcuni esponenti centristi della politica ligure che, a seguito dei continui disagi sul tratto Savona Ventimiglia hanno proposto di ridefinire un intervento che escluderebbe dal tracciato Savona. Dal periodo immediatamente successivo alla chiusura del Tenda, la 582, ossia la vecchia statale che unisce Garessio ad Albenga, più volte declassata a regionale e provinciale prima di tornare all’Anas, è stata percorsa da massicci flussi di traffico turistico e commerciale tra Liguria e Piemonte. Il degrado in cui versa in molti tratti ne fanno una delle strade più pericolose dell’intero ponente. Servirebbe un intervento però al momento manca probabilmente il progetto oltre che i denari per un’ipotesi articolata come dovrebbe essere questa. Dicevamo prima del colle della Maddalena oggi unico valico che collega la Granda con la Francia.
Servirebbe un restyling, interventi sul manto. Tornando allo snodo isolamento, serve una progettualità che assicuri interventi in prospettiva e non ai programmi di bandiera o di legislatura. E’ in ballo lo sviluppo di una parte importante della Granda e questo è tanto, tanto per l’economia della provincia, tanto da non poterci rinunciare.