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La sfida dei paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato

7/08/2024 | Langa e Roero Eventi

Un convegno importante – per qualità dei relatori e temi affrontati – si è svolto a Treiso il 20 luglio 2024. Organizzato dal Centro Studi sul Paesaggio Culturale di Langhe Roero Monferrato con l’Accademia di Agricoltura di Torino e il Centro studi per lo sviluppo rurale della collina dell’Università di Torino, l’incontro ha inteso guardare ai contenuti e ai valori culturali ed etici alla base dell’essere Patrimonio dell’Umanità, dieci anni dopo l’iscrizione nella Lista.

Nella sua introduzione, Roberto Cerrato, che è stato per dieci anni direttore del Sito UNESCO dopo aver seguito la fase di iscrizione del sito, ed è ora Presidente del Centro Studi, il territorio deve riprendere a parlare. Langa, Roero e Monferrato parlarono attraverso la letteratura, come il Prof. Luigi Cabutto, che del Centro Studi è Direttore, si è incaricato di illustrare tralasciando, per evidente notorietà, Pavese e Fenoglio.

Ne proponiamo una panoramica a partire da Giovanni Arpino, che con “Alba e la sua Langa” del 1970 propose un potente affresco di una terra stregata da una bellezza selvaggia e dapprima con “L’ombra delle colline” narrò vicende dell’epoca della lotta di Liberazione, presentando le Langhe come quasi si dovesse disporre di un passaporto ideale per entrarvi, mentre vent’anni dopo Giorgio Bocca ne “Il Provinciale” presentò questa figura che va alla conquista del mondo e sembra evocare – a detta del Prof. Cabutto medesimo – il vignaiolo di Langa e Roero.

In “Viaggio in Italia” di Guido Piovene (1957) c’è un’ampia sezione dedicata al basso Piemonte in cui spicca il vitigno commovente e memorabile. La Gazzetta del Popolo dedicò nel 1975 una serie di articoli di Terza Pagina a quelle Langhe che cambiavano, registrandone il malessere.

Spicca anche qui la figura di Nuto Revelli che nel “Mondo dei Vinti” e nello “Anello Forte” dà voce al mondo degli incolpevoli, di coloro che non sono mai soggetti attivi del proprio destino.

Augusto Monti si fece conoscere in campo letterario con l’opera di narrativa intitolata I Sansôssí (trad. “Gli spensierati”), storia del Piemonte liberale, che ha come sfondo le Langhe e Torino. Nel Monferrato Alessandrino è invece ambientato “Il regalo del Mandrogno” di Pierluigi ed Ettore Erizzo, una storia che è, al tempo stesso, saga familiare e romanzo storico, che abbraccia un periodo ampio oltre 150 anni e propone un affresco corale che ha come sfondo le città.

Mario Soldati fu scrittore, personaggio televisivo, documentarista e in questa sede è rilevante perché autore del documentario “Viaggio nella valle del Po” che dedicò tre puntate alle Langhe, contribuendo in modo rilevante a renderle famose, come fece un altro giornalista di vaglia in anni successivi: Luigi Veronelli.

In Davide Lajolo sono centrali i temi della lotta partigiana e dei valori contadini come in “I mè” e in “Veder l’erba dalla parte delle radici”; Lajolo è autore di due importanti biografie: “Il “vizio assurdo”. Storia di Cesare Pavese” (1960) e “Fenoglio. Un guerriero di Cromwell sulle colline delle Langhe” (1978).  Rosetta Loy è autrice di “Le Strade di Polvere” ambientato in Monferrato.

Gigi Marsico, giornalista RAI, è autore di due saggi: “I patriarchi del vino” e “I signori della Langa” mentre Don Antonio Bergadano, con semplicità, in “Voci di Langa” racconta la sua gente.

Nico Orengo scrisse il romanzo “Di viole e di liquirizia” (come un certo Barbaresco…) è  ambientato nelle Langhe, nel quale è coprotagonista il vino e dei luoghi ove questo viene prodotto e venduto, Alba, Barbaresco, Barolo, Neive, Santo Stefano Belbo, Dogliani.

Chi ha dato voce a storie di personaggi umili dell’Alta Langa è invece Maria Tarditi, che delle Langhe ha raccontato la guerra, la rinascita e il cambiamento, così come Franco Piccinelli, cantore e custode della memoria contadina. Un altro custode di memorie verrà dopo di lui nella persona di Donato Bosca.

La rilevanza di questo segmento del convegno, che è stato seguito da un secondo segmento dedicato all’agricoltura, sta nel fatto che quel territorio si è impegnato in una riflessione su se stesso, approccio che a nostro modo di vedere sarebbe rilevante anche per la città di Cuneo.

di Piero Giuseppe Goletto

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