...e dopo la pandemia?
di Piero Giuseppe Goletto
Dobbiamo fare una riflessione molto seria riguardo a quelle che saranno le conseguenze psichiche della pandemia.
Tutto ciò riguarda, è vero, tutta l’Italia; riguarda il Piemonte; riguarda ovviamente Cuneo.
Tutti noi abbiamo vissuto le diverse fasi dell’emergenza sanitaria dovendo accettare una situazione caratterizzata da vincoli e limitazioni e dalla mancanza di una prospettiva di uscita a breve termine, tanto sul piano personale quanto lavorativo.
Non quindi stiamo parlando soltanto dei giovani, che hanno perso un anno di vita e di didattica. Riguardo alle nuove generazioni, però, chi avesse avuto la pazienza, come il sottoscritto, di leggere molte interviste pubblicate sulla stampa locale si è reso conto della difficile situazione in cui molti adolescenti si sono ritrovati, improvvisamente, a seguito della pandemia. E’ fatica – psicologica, certo – ma è fatica vera sopportare l’isolamento.
Ciò che ci preme sottolineare è che esiste una intera generazione che va aiutata sia a recuperare sul piano didattico, sia a recuperare la sociallizzazione, e per piacere che questa sia di alto livello e offra loro l’opportunità di venire in contatto con stimoli culturali che li aiutino nella maturazione. La socialità non si può ridurre alla pura esperienza di divertimento.
Chi lavora (ad esempio in smart working) si è trovato di fronte alla necessità di essere autonomo rispetto ad operazioni di ordinaria gestione del proprio sistema.
E’ emerso poi – caso mai ce ne fosse stato bisogno – che le infrastrutture di rete del nostro Paese sono carenti, tant’è che nel periodo di lockdown sono andate sotto stress.
Attenzione però che “digitalizzare” non è soltanto tirare dei cavi in fibra ottica o mettere antenne che trasportino segnali ad altissima velocità. Digitalizzare significa anzitutto accrescere la formazione e l’uso consapevole e intelligente di tali strumenti.
Forse la lezione da trarre dall’esperienza della pandemia è che il nostro mondo così tecnologico è estremamente vulnerabile. L’uomo, che è un essere fortemente legato alla tecnologia che crea, è spiazzato rispetto ai fenomeni naturali. Si è scoperto caduco e vulnerabile e i segni psicologici di questa esperienza rimarranno molto a lungo. Solo la comprensione di questa vulnerabilità potrebbe consentire una ricostruzione personale e collettiva.
Il dopo – di cui cominciamo a intravvedere l’entrata – non sarà una passeggiata. Joseph Campbell, studioso di mitologia comparata (è l’autore de “l’eroe dai mille volti”, libro essenziale per capire certi processi narrativi della letteratura, del teatro, del cinema e dei videogiochi) ebbe a sottolineare quarant’anni fa che solo una coscienza planetaria potrebbe salvare il mondo dalle forme di autodistruzione allora in atto.