.... ragionando sulle prospettive della sharing economy
di Alessandro Claudio Giordano
La nostra società è da sempre restia ad accettare i cambiamenti tout court. In un mondo in cui la parola d’ordine è oggi to share (condividere), la corsa verso tutto ciò che può essere condiviso è diventato anche un business.
E se nella vecchia Europa il bike sharing o il car sharing fanno parte da anni ormai della quotidianità dei paesi più emancipati, come Olanda, Svezia, Norvegia, Danimarca, quelli più sonnecchiosi, leggi Italia o Grecia, faticano a familiarizzare con i percorsi che limitano l’inquinamento o sviluppano i sistemi di smart city. Cambiano le esigenze ed anche i percorsi di un villaggio globale che in questo campo è assolutamente, come già ricordato a più velocità. Così se in Europa siamo ancora alla fase sperimentale la sharing economy ha pervaso l’Oriente che, Giappone e Cina su tutti, sviluppa sintesi sperimentali della città del futuro. E se in Europa stiamo ragionando sui mezzi di trasporto, a Shangai si propongono le capsule del jogging (container di plastica lunghi poco più di qualche metro in cui si concentra la mini palestra.) e quelle del sonno (oggi vietate per problemi di sicurezza), ma fino ad alcune settimane orsono affittabili (per ore o per una o più notti), resistono ancora le capsule del karaoke ovviamente presenti soprattutto nei grandi centri commerciali. Oppure lo sharing delle auto (costo di 1,45 yuan all’ora l’affitto, valore circa 2 euro ) Per questi progetti negli ultimi mesi sono nate molte start up, alcune delle quali hanno realizzato programmi importanti, altre sono scomparse nell’arco di pochi mesi. Il boom della sharing economy nel Celeste Impero preoccupa però e non poco gli economisti. Perché questo. La crescita ritenuta troppo veloce ed ii capitali investiti a rischio proprio perché concentrati su investimenti la cui stabilità e le prospettive sono ancora molto incerte e in potrebbero nascondere la brutta sorpresa di una bolla finanziaria.