Smart City e privacy
di Piero Giuseppe Goletto
Se individuiamo gli obiettivi delle smart city in:
a) Miglioramento del trasporto privato e pubblico (quindi: mobilità efficiente)
b) Sostenibilità ambientale (riduzione degli sprechi)
c) Partecipazione dei cittadini al governo della città
d) Coordinamento dei servizi di emergenza
e) Crescita economica e sviluppo sociale
dobbiamo renderci conto che taluni servizi, ad esempio quelli che collegano dispositivi personali a una rete cittadina o che usano forme di indentificazione, richiederanno la gestione di dati personali e pongono pertanto l’esigenza di attivare severe misure di sicurezza informatica. In realtà il corretto presidio della sicurezza informatica rende credibile e robusto il progetto di una smart city, perché instaura un clima di fiducia in assenza del quale la smart city induce il “chilling effect”: la costante sensazione di essere sorvegliati e monitorati, il cambio di comportamenti che consegue alla percezione di un “grande fratello” che tutto vede e sorveglia. Proponiamo brevemente due elementi su cui vale la pena di sollecitare una riflessione.
Il primo di questi elementi è l’enorme quantità di dati che vengono raccolti. La protezione di questi dati, la conoscenza diffusa dell’uso che ne viene fatto, la garanzia che questi dati siano diffusi in forma aggregata o anonima (quindi senza che ci siano delle implicazioni per la riservatezza personale) sono essenziali.
In realtà la sicurezza informatica è il prerequisito per la realizzazione di una smart city. Infatti, non c’è solo da proteggere la rete da errori umani (accidentali) bensì da evitare che dati personali siano diffusi inmaniera non corretta o, peggio, che le infrastrutture informatiche siano oggetto di attacco. In fin dei conti l’infrastruttura informatica di una smart city può essere vista come il sistema operativo di una città.